La nona edizione di MasterChef Italia è stata una delle piu’ apprezzate e seguite. Tra i concorrenti ha colpito la determinazione di Maria Teresa Ceglia, partita in sordina ma arrivata seconda. Come “premio” si è regalata la maternità
Domenica 22 marzo condiviso sui social: “La domenica più bella della nostra vita. Nel momento più assurdo della storia, tu oggi ci ricordi che la vita è più forte di tutto. Benvenuto Giorgio” scriveva Maria Teresa.
Tantissimi i commenti di felicitazioni anche quello dello Chef Giorgio Locatelli, giudice dell’edizione, “Congratulations, ma soprattutto che gran bel nome!” e quello del vincitore Antonio Lorenzon: “Auguriiiiiiiiii bellissimooo, mi avevi detto che lo avresti chiamato Antonio. Scherzo un abbraccio a tutti e tre”.
La nostra intervista
Ben trovata, perchè non ci racconti chi è Maria Teresa e come sei arrivata a partecipare a MasterChef?
Mi chiamo Maria Teresa Ceglia, ho 32 anni e sono una mamma, una

professionista nel settore della consulenza finanziaria con una passione smisurata per la cucina. Sono di origini pugliesi, di Cerignola precisamente, e sono sempre stata estremamente legata alla mia terra e alla mia famiglia. Sono cresciuta circondata dal cibo e dalle materie prime. La mia è una famiglia di agricoltori, che ha fatto la scelta di coltivare la terra secondo i principi dell’agricoltura biologica nei primi anni ’90, con l’intento di dar da mangiare a figli e nipoti dei cibi genuini e sani. Sono cresciuta in campagna, vedendo mio nonno, mio padre e mio zio far crescere ortaggi, verdure, frutta e mia nonna, mia mamma e mia zia cucinare per noi i frutti del loro lavoro. I miei inizi in cucina sono stati questi: da bambina, accanto alla nonna o alla mamma che cucinavano e io che pasticciavo con gli impasti o con qualsiasi altra cosa stessero cucinando. Crescendo ho smesso di giocare ho iniziato a dare una mano!
A 18 anni mi sono trasferita a Milano per studiare economia, e ho iniziato a cucinare in autonomia, per coinquilini e compagni di università: piatti semplici ed economici, ero una studentessa, non volevo pesare sulle spalle dei miei e dovevo far quadrare i conti. Con il lavoro e l’indipendenza economica ho iniziato a comprare libri di cucina, frequentare ristoranti e farmi tentare da materie prime che prima non potevo permettermi, e a sperimentare in cucina. Quando ho conosciuto mio marito, per conquistarlo gli preparavo da mangiare, e poverino spesse volte ha fatto da cavia anche di creazioni non proprio eccezionali…
E’ stato lui a spingermi a partecipare a Masterchef: secondo lui avevo le capacità, le caratteristiche e l’approccio mentale giusto per una competizione del genere. Aveva ragione!
In cucina, più tradizione o più innovazione?
Tradizione: la mia personale convinzione è che senza le basi di ricette e preparazioni tradizionali non possa esserci innovazione.
Un aggettivo o un’immagine con cui ama definire la sua cucina?
Accogliente. Credo che cercare di far sentire il commensale accolto da un profumo o da un sapore sia un modo molto bello di trasmettere affetto
Un buon piatto deve…
Far venire voglia di mangiare e di finirlo!
Gli ingredienti essenziali che non dovrebbero mancare nella cucina di un grande chef?
Non sono un grande chef, posso dire quello che non può mai mancare nella mia cucina: verdure, frutta secca, uova, farina, zucchero, burro, cioccolato, spezie
Il suo primo piatto importante? Quale l’ingrediente protagonista?
Cioccolato e pere
Masterchef 10, cosa ti aspetti da questa edizione?
Credo sarà un’edizione con concorrenti molto preparati, e di conseguenza con prove molto difficili da superare!
Il tuo giudice preferito?
Difficile scegliere tra Bruno Barbieri, Giorgio Locatelli e Antonino Cannavacciuolo, ho avuto un rapporto molto bello con tutti e tre: ognuno di loro mi ha dato tanto e ha contribuito in modo decisivo alla mia crescita e al mio percorso.
Il miglior ricordo della tua esperienza a Masterchef?
Ne avrei tantissimi: il primo invention vinto, la prova di coppia con Marisa, mia mamma, l’esterna di Parigi, Chef Barbieri che mi infila la giacca della finale, la mattina della finale quando ho scoperto di essere incinta… Troppi i bei momenti per selezionarne solo uno!
E il peggiore?
Senza ombra di dubbio, la disfatta della carne! Per me è stata una prova molto difficile, è sempre stata il mio punto debole e lo sapevo. Ho cercato di affrontarlo ma evidentemente non ero ancora pronta per superare l’ostacolo.
Un grande chef deve essere un creativo, o un perfezionista? Cosa serve per diventare un imprenditore del cibo?
Non credo che un grande chef possa fare a meno della curiosità, e la curiosità è spesso fonte di creatività. La ricerca della perfezione fa parte della natura di un professionista. Credo che la formazione professionale e l’esperienza siano necessarie per avviare un’attività, ristorativa o di qualsiasi altro tipo: ci sono tantissimi aspetti da tenere in considerazione per far funzionare un’impresa.
Se il suo cibo fosse una canzone o una musica, quale sarebbe?
Sono un’amante del rock anni ’70-’80, mi piacerebbe che la mia cucina suonasse come Sweet dreams degli Eurythmics, Eye of the Tiger dei Survivor o Bohemian Rhapsody dei Queen. Ma è più un’ambizione che una realtà 😊
Progetti futuri: dopo questo periodo, di pausa forzata, quali progetti ( covid permettendo)?
Vorrei proseguire con il percorso di formazione professionale in cucina che ho iniziato subito dopo MasterChef e continuare ad imparare e perfezionarmi ai fornelli.
Grazie.
Torneremo presto a parlare con Maria Teresa, ci ha promesso una ricetta.