Siamo alla decima edizione di MasterChef Italia ed, era inevitabile, il livello di difficoltà si è alzato rispetto alle precedenti edizioni. I concorrenti si presentano alle selezioni sono piu’ preparati e agguerriti rispetto gli esordi del talent. Studiano, si aggiornano e pensano in grande. Per i piatti e magari per i progetti futuri
Sotto la Mystery Box della terza puntata i concorrenti trovano i nove ingredienti più difficili proposti nelle precedenti edizioni, basti pensare al plancton o al midollo di tonno. Dovranno utilizzarli tutti insieme in un piatto, con l’aggiunta di un ingrediente raro a scelta.
Ma non andiamo oltre nel racconto, anche perchè su SKY si possono vedere le repliche della puntata di giovedì 31 dicembre.
Uno dei verdetti della serata è stata l’eliminazione di Francesco Genovese. Il bancario palermitano ha dovuto abbandonare la MasterClass e il grembiule bianco. I giudici definiscono la sua cucina ancora “troppo casalinga”.
La nostra intervista a Francesco Genovese, MasterChef 10
“E’ il coronamento di un sogno che ho iniziato così per caso“: Francesco, macome ci si prepara per essere all’altezza della Masterclass?
La migliore preparazione per entrare in Master Class è la passione per la cucina e quindi nel quotidiano la scoperta di nuovo ingredienti, nuovi accostamenti che ti consentano di elaborare nuove ricette o reinventare ricette della tradizione.
Ma anche nello studio, nel vedere cosa e come fanno gli altri: dai grandi Chef ai canali a tema su cibi specifici perché confrontarsi è sempre importante, anche se in modo virtuale navigando in rete.
In cucina (come in tutto) non si smette mai di imparare specie se si è un cuoco amatoriale come me.
Entrare in Master Class è stato ovviamente molto gratificante e sono felice di questa bella esperienza. Ho inserito la mia candidatura con molta curiosità e divertimento e devo dire che già averla inviata era stato un piccolo successo. Poi step dopo step ho indossato il grembiule bianco nella cucina di Master Chef, la cucina più famosa al mondo!
Raccontaci come ti sei inventato prima cuoco e poi aspirante MasterChef?
Sono arrivato ai fornelli in età adulta. Da ragazzo mai fatto nulla del genere, in cucina entravo solo per sbirciare o assaggiare ciò che mia madre stava cucinando per la nostra famiglia composta dai genitori e 4 figli, quattro maschi. Mia madre, casalinga, cucinava i piatti della tradizione della cucina palermitana: timballo di anelletti al forno, pasta con i broccoli “arriminati”, pasta con le sarde, il braciolone di carne, le sarde a beccafico, le arancine alla carne. Poi quando ho avuto la mia famiglia principalmente in cucina agiva mia moglie, Maria Luisa senza dubbio portata per maggiore innovazione e sperimentazione pur partendo da una cucina della tradizione. Mi resta caro e mitico un risotto alle fragole e un filetto all’avocado preparato per i nostri amici che apprezzarono molto. Ma io ero un aiutante, le idee erano sue e io collaboravo.
Dopo la scomparsa di mia moglie ho per forza di cose iniziato a cucinare io, per me e per mio figlio Enrico e lì ho scoperto che tutte le ricette di mia madre e di mia moglie le avevo assorbite, metabolizzate e che sapevo riprodurle. Lì è nata la mia passione che è anche e soprattutto il piacere di cucinare per gli altri, fratelli, nipoti o amici che siano. Quindi anche un po’ di vanità nel proporre piatti che in qualche modo fossero nuovi e particolari, Negli ultimi anni la cucina è diventata un tema molto seguito e MasterChef ha senza dubbio contribuito a creare un interesse per la cucina di qualità, per ingredienti e tecniche di cottura nuovi e per l’arte dell’ impiattamento. Penso che chi ami cucinare sia un potenziale aspirante Master Chef e il numero di candidati sempre elevato lo testimonia. E io non sono sfuggito a questo desiderio che ho poi realizzato.
Francesco, come definisci la tua cucina e quanta Sicilia usi come “ingrediente”?
La mia cucina parte dalla tradizione e cerca però nuovi ingredienti, accostamenti ed elaborazioni insoliti. La definisco generosa nel gusto e nelle quantità perché per me è sempre gioia del dare agli altri. Il mio successo più grande non è il complimento, il ” che buono!” ma il ” che buono! posso averne ancora?” Comunque è senza dubbio un Work in progress. Di Sicilia c’è molto per ingredienti e sapori e per base di partenza.
Quale piatto ti sarebbe piaciuto preparare per stupire i giudici?
Stupire i giudici non è facile, occorre aver oltre alla passione avere competenza e tecnica e su ciò sto lavorando. La mia cucina si sta indirizzando molto sul vegetariano, con utilizzo in extrema ratio del solo pesce. Sicuramente una caponata 2.0, ma ci sto ancora studiando!
Cosa hai invece preparato a casa per queste feste?
Per queste feste cito due piatti: una specialità che faceva mia madre i cardi fritti in pastella ripieni di primo sale (un pecorino siciliano) e di acciughe sott’olio. E poi un piatto della nuova via vegetariana (tanto gradita a mio figlio Enrico) una rivisitazione del classico gateau di patate (il gattò): Un impasto di patate e zucchine con una farcitura di ragù bianco di seitan.
Siamo arrivati al termine Francesco. Tutti ci aspettiamo tante “novità” per questo 2021 – ovviamente positive -: Francesco il tuo sogno?
Per il 2021 spero prima di tutto che la pandemia possa essere se non risolta almeno affrontata con i rimedi che evitino le perdite di vite e le sofferenze che ha provocato nel 2020 e che possiamo nuovamente tornare a vederci, uscire e frequentarci senza rischi per la nostra salute. Perché cucinare è un piacere da condividere con gli altri in allegria e serenità, questa è la mia speranza per il 2021, per me e per tutti
Il mio sogno personale per il 2021 riguarda l’altra mia passione, la scrittura e dunque vedere pubblicato un romanzo che sto definendo. Del resto cucina e scrittura si somigliano: ingredienti che devi sapere ben amalgamare per ottenere lì una storia lì un piatto che soddisfi chi legge o chi mangia.
Quindi, caro Francesco, aspettiamo il tuo romanzo. Ma anche la ricetta della caponata 2.0. Ovviamente buon 2021 e grazie.