Confinati in casa: insieme a noi le nostre aspirazioni, le nostre attività, i nostri passatempi. Un lavoro da inventare o mantenere in smart working, senza saper bene cosa ci aspetta il futuro. Se si lavora nel mondo della consulenza o del customer care non è difficile, ma per l’enogastronomia è dura: per una sommelier poi …..
Un incontro ovviamente “virtuale”, come impone il periodo, con Laura, sommelier e blogger di Massa, la porta della Versilia. Sono incuriosito proprio dal suo blog, Divinosenzaglutine, dove alterna degustazioni e racconti di vini e vitigni con itinerari gastronomici gluten free.
Quindi, in attesa di bere insieme un calice di vino e conoscerla di persona, una intervista a distanza: il periodo limita e di molto gli spostamenti.
Laura Bertozzi in realtà è riuscita a seguire quotidianamente il suo studio di commercialista, come le norme in vigore le consentivano, sviluppando nel contempo la sua nuova attività di valorizzazione e sviluppo strategico per vignaioli ed horeca.
Laura, ben trovata. Ci racconti di te e delle tue passioni?
Piacere, sono Laura Bertozzi, la “sommelier commercialista”. Ho due grandi passioni: il mare ed il vino. Per questo ho scelto di vivere a 200 metri di distanza dal mare e di diventare sommelier.
Più imparavo, più la mia passione diventava sempre più profonda e mi ha portata ad aprire il mio blog e poi il mio canale Youtube DIVINO TV, disponibile anche sul mio IGTV @divinosenzaglutine.
Pian piano, in modo del tutto naturale, l’hobby si è trasformato in lavoro ed oggi, senza mai smettere di studiare e degustare, mi occupo di valorizzazione e sviluppo strategico per vignaioli, enoteche e ristoranti, partendo dalla formazione e dall’informazione. Un’enorme fortuna aver trasformato un hobby nel core business delle mie consulenze!
I miei mantra sono “Terroir” e “Rispetto della Natura: anche noi siamo suoi ospiti!”
Laura, a tavola (nel piatto e nel bicchiere), più tradizione o più innovazione? Entrambe. Scegliere fra l’una e l’altra sarebbe come scegliere fra mangiare o bere, dormire o stare svegli: impossibile. Entrambe però devono avere due regole: rispetto della Natura e vini ben fatti. Infatti, l’innovazione non può essere una scusa per distruggere l’Ambiente e la tradizione non può esserlo per avere vini difettati
Un buon vino dovrebbe …..
Innanzitutto essere ben fatto! Poi, deve avere personalità, vale a dire una riconoscibilità fra mille e può averla solo se è espressione del terroir: la magica alchimia che lega vitigno, vignaiolo e condizioni pedoclimatiche
Le bottiglie che non dovrebbero mancare nella cantina di casa?
Senza far nomi, ma tipologie e territori: solo bollicine metodo classico e fra queste almeno un Trento doc, uno Champagne per ogni sottozona, uno spumante a base di un vitigno che non sia Chardonnay o Pinot; i vini del territorio nel quale si vive (se uno abita in Piemonte quanto sarà fortunato???), nella mia cantina senz’altro tutte le espressioni del Nebbiolo, dal Barolo a Sizzano, da Valtellina a Carema, ecc.. Senza dubbio non possono mancare un bianco da far affinare, per sfatare la leggenda metropolitana che vanno bevuti entro l’anno, un rosato della Loira ed uno italiano, per vedere quanto siamo migliorati e quanta strada c’è ancora da fare.
Il suo primo vino importante? Quale il piatto in abbinamento?
Un vino può essere importante per mille motivi: perché lo si è bevuto in un’occasione speciale, perché ci ricorda qualcosa di speciale, perché è un ottimo vino che si ambiva di bere…mi affascinano molto i vini di Gaja, perché quando da piccola andavo nella cantina dei miei nonni vedevo queste etichette particolari, con lo sfondo immacolato e quella J che non sapevo come leggere, fra lettere più familiari. Il Barolo di Borgogno, che mia nonna mi mandava a prendere nella solita cantina per fare il brasato, è un altro vino importante, perché mi è molto caro. Ed ecco che con i Barbaresco di Gaja possiamo abbinare delle fettuccine con sugo di cacciagione, mentre col Barolo di Borgogno un buon brasato o un peposo. Con un Cesarini Sforza ho brindato alla mia laurea, ecco un altro vino importante, versatile dall’antipasto, allo spaghetto allo scoglio fino ad un secondo di mare o una tartare vegetariana a base di avocado, pomodori e olive taggiasche, mentre in un’occasione banale è stato importante il vino perché è uno dei miei preferiti ed era moltissimo che non lo bevevo, un Dom Perignon Vintage 1996. Lo berrei sempre e comunque!
Quali sono le caratteristiche per diventare un intenditore di vino?
Non ne ho idea, perché forse non diventerò mai intenditrice di vini: è un mondo talmente vasto, che mi vengono i brividi solo a pensare ad un’etichetta simile su di me! Però, credo che come per tutti i lavori o semplicemente gli hobby, gli ingredienti siano i soliti 4: passione, studio, curiosità, umiltà. Sono il segreto per poter approfondire qualsiasi argomento.
E per diventare un sommelier?
Come sopra.
In questo periodo di smart working come mantieni i rapporti con i tuoi follower? Social, blog,?
Utilizzo i social networks ed il mio blog, oltre al mio canale Youtube, sul quale possono fare commenti o chiedere delucidazioni.
Riesci a organizzare della formazione, consulenza, corsi on line?
Assolutamente sì. La tecnologia aiuta molto. La utilizzavo già in passato per tenere i rapporti con gli importatori, perché ritengo essenziale raccontare i vini ed il loro terroir e degustarli insieme. Ho allargato questa modalità a tutti gli altri interlocutori e sono contenta che l’abbiano apprezzato. La mia divulgazione è sempre stata sia frontale nei corsi e nelle degustazioni che tenevo già per enoteche e ristoranti che online (vedi blog e canale Youtube). Recentemente ho pubblicato un corso online sull’abbinamento cibo vino per www.lezione-online.it
Bene Laura, grazie. Alcuni suggerimenti interessanti. Intanto mi cerco un paio di bottiglie di Barolo di Borgogno, sono un cultore del peposo e della sua storia.
A proposito, sapevi che il peposo è un piatto della Versilia dal 1500? Con tanto di ottima Trattoria Peposo a Pietrasanta. Ne riparliamo.